Abbazia di Casamari
Sepolta tra boschi inviolati, l’abbazia fu fondata dai benedettini nel 1035 e poi ricostruita dai seguaci di San Bernardo che vi si insediarono nel 1140.Una delle abbazie stilisticamente piu' significative in Italia e merita sicuramente di essere visitata. Situata nell'estremo territorio orientale del comune di Veroli, lungo la via Maria, a meta' percorso fra Frosinone e Sora. L’abbazia di Casamari con Regio Decreto del 28 febbraio 1874 è stata dichiarata monumento nazionale.
Struttura dell’Abbazia Casamari denota uno stile complementare diverso dai canoni costruttivi dell’arte monumentale del tempo ispirandosi all’architettura Borgognona di Francia, funzionale e semplice, propria dell’ordine dei cistercensi. ll senso di perfezione e di pace è rafforzato dalla pietra chiara e spoglia utilizzata per l’intero complesso mentre l’ambiente austero è magnificamente illuminato dalla luce del sole che filtra attraverso le vetrate di alabastro.
L'Abbazia è a tre navate, con abside e transetto, interamente costruita in pietra lavorata, senza stucchi decorativi né opere pittoriche che possano distogliere l’animo del religioso dalla contemplazione del divino. Sulla crociera si innalza la lanterna o torre campanaria; attraverso una porta laterale si accede al chiostro e all’Aula Capitolare, l’ambiente più importante dopo la chiesa.
Architettonicamente questo è il vero gioiello dell’arte gotico-cistercense,con quattro colonne a fasci e capitelli, che sorreggono le piccole ma armoniose volte a crociera, cordonate da travi di pietra finemente lavorata. Due splendide bifore la rendono visibile dal corridoio del chiostro.
La volta della Sala Capitolare merita quindi uno sguardo attento, soprattutto per l’arcata centrale con strombature profondissime.
Sul lato opposto si apre il refettorio: l’ala occidentale del monastero ospita i frati conversi e attualmente nell’abbazia vivono 20 monaci cistercensi. Lungo la galleria appoggiata al lato nord corre un lungo sedile di pietra dove i monaci, un tempo, ascoltavano le letture sacre.
L’Abbazia di Casamari si presenta al visitatore in tutta la sua robusta struttura, con un ampio arco d’ingresso a tutto sesto, che sorregge la sovrastante casa abbaziale con quattro eleganti bifore.
Subito dopo l’androne d’ingresso si presenta in tutta la sua maestosità la facciata della chiesa, al culmine di un piazzale in ascesa, la cui prima pietra fu posta e benedetta da papa Innocenzo III nel 1203. Essa è preceduta da un atrio con belle arcate, che modula lo sviluppo verticale della facciata.
L’ingresso principale è costituito da un portale con sette fasci di archi a tutto sesto, strombati, sorretti da eleganti colonnine. Il timpano presenta un bassorilievo con motivi floreali; il portale è rivestito da formelle di bronzo. Le grandi arcate e gli spazi, scanditi in modi ritmico, creano un ambiente di mistico raccoglimento.
L'abside è illuminata da un rosone a sei lobi e da cinque monofore che, come tutte le finestre della chiesa, furono protette con lastre di alabastro proveniente dalle cave dal monte Circeo, nel 1950. L’unica trasformazione è costituita dall’altare maggiore, dono di Clemente XI (1711), sormontato da un baldacchino in marmo policromo e piccola lanterna.
Gli altri locali non di culto
Dal giardino, situato tra le due ali del Monastero, attraverso una elegante scalinata, si arriva al magnifico chiostro, vero centro della vita monastica e di tutto l’edificio. Qui i monaci passeggiano e trascorrono il tempo nella meditazione, nella lettura e nel silenzio.
Ha una struttura quadrangolare, legata al significato simbolico del numero quattro che rappresenta l'espressione dell'Universo. Il giardino interno riproduce l'armonia e la bellezza del cosmo, con la rappresentazione dei quattro elementi: la terra coltivata, l'acqua del pozzo, l'aria che lo avvolge, la luce che lo illumina.
Il chiostro è formato da una serie di quattro bifore per ogni lato, sorrette da bellissime ed eleganti colonnine di varie forme; nel lato sud, in uno dei capitelli, sono rappresentati Federico II di Svevia, che visitò l’abbazia nel 1221, Pier delle Vigne (di Dantesca memoria) suo cancelliere, e il volto (forse) dell’allora abate di Casamari.
Ed è questo un particolare unico per un edificio cistercense che di norma non dovrebbe avere nessun tipo di decorazione. E soprattutto è curioso trovare il volto di Federico II, personaggio al tempo molto discusso, in odore di eresia e di scomunica.
Dal lato nord del chiostro si accede al refettorio, un grande salone a due navate, sorretto da grandiosi pilastri. Dal lato sud si accede ai giardini e ai locali che accolgono una pinacoteca ed il museo dell’abbazia.
Il Museo dell'Abbazia
Il museo, aperto al pubblico nel 1950, occupa alcuni locali dell’abbazia fondata nel sec. XI dai benedettini e ricostruita dai cistercensi nel XII-XIII sec. ed è costituito da una collezione archeologica, una pinacoteca e una piccola raccolta di oggetti sacri.
E’ in atto il riallestimento completo di tutto il percorso espositivo. Dal luglio 2003 è stata riaperta la sezione archeologica che espone materiale prevalentemente romano rinvenuto a Cereatae Marianae dell’età del ferro, tra cui cippi marmorei, frammenti di pavimento a mosaico, monete romane, terrecotte, vasi fittili e tronchi di statue.
La pinacoteca conserva dipinti dal XVI al XVIII secolo, tra cui l’”Elemosina di S. Francesco” di Giovanni Serodine (1600 - 1630) e la raccolta d’arte sacra, in riallestimento. Nelle sale duecentesche si conservano reperti archeologici di epoca romana e numerosi quadri donati all’abbazia nel corso di cinque secoli. Bellissime anche l’antica farmacia e la Biblioteca con antichi volumi, pergamene e incunabili, visitabili solo nei giorni feriali.
Testo: Marina Mucaria
L'abbazia di Casamari è divenuta, in questi anni, sede di varie attività che ancora oggi vedono impegnati i monaci che, oltre alla partecipazione assidua alla preghiera, curano anche l'insegnamento presso il collegio San Bernardo, interno all'abbazia, la farmacia, la liquoreria, il restauro dei libri, la gestione della biblioteca e del museo archeologico.
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