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Abbazia di Montecassino

L’Abbazia di Montecassino è uno dei luoghi di culto più importanti del Lazio e d’Italia e può essere definita come la culla del monachesimo occidentale.Nella sua storia millenaria l’Abbazia di Montecassino è stata distrutta per ben quattro volte: la prima nel 577 per mano dei Longobardi, poi nel 883 dovette subire l’assalto dei Saraceni. Nel 1349 fu un violento terremoto a decretarne la distruzione, mentre in epoca più recente sono stati i bombardamenti delle truppe Alleate.

Venne fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia, su una zona dove in tempi passati sorgeva un'antica torre e un tempio dedicato ad Apollo.

Nonostante un paganesimo ancora forte, egli ebbe la forza di trasformare un luogo sperduto e isolato in un monastero cristiano ben strutturato, dove ognuno potesse avere la dignità che meritava attraverso il lavoro e la preghiera. Benedetto trascorse la sua vita dedicandosi ai bisognosi e predicando l’accoglienza.

Qui scrisse la storica Regola, con alla base i voti di castità, povertà, obbedienza e l’obbligo del lavoro. Da allora il motto ora et labora è il principio su cui si fonda il monachesimo benedettino. Benedetto morì nel 547, qualche giorno prima era morta la sorella gemella Scolastica. Le reliquie di entrambi i santi sono custodite nella cripta sottostante l’altare maggiore della chiesa.

Nel 577 l’Abbazia di Montecassino cominciò a subire le prime invasioni distruttive come quella da parte dei Longobardi. I monaci non poterono far altro che abbandonare l’abbazia e cercare rifugio presso la città di Roma, portando con loro le spoglie di San Benedetto. Dal 643 i monaci trovarono ospitalità nella comunità di San Colombano a Bobbio e in seguito nei vari monasteri ed abbazie colombiane in Italia ed in Europa, avendo così la possibilità di diffondere il messaggio del santo di Norcia e di conseguenza accrescere di molto le comunità benedettine.

A causa dell’azione di Petronace di Montecassino, l'abbazia venne distrutta una seconda volta dai Saraceni nel 883. Passarono molti anni prima che, nel 949 l’Abbazia di Montecassino venne ricostruita, grazie al volere di papa Agapito II.

Distrutta da un terremoto nel 1349 e nuovamente ricostruita nel 1366, l'abbazia assunse nel XVII secolo l'aspetto tipico di un monumento barocco napoletano, grazie anche alle decorazioni pittoriche di numerosi artisti. Ma le vicissitudini dell’Abbazia di Montecassino non finisco qui. Durante le ultime fasi della Seconda Guerra Mondiale, ed esattamente il 18 febbraio del 1944, un potente attacco delle forze alleate rase al suolo l’intera abbazia, credendo che li ci fossero nascoste delle truppe tedesche. Quasi nulla rimase intatto da quel bombardamento aereo ma come per miracolo solo la statua di San Benedetto uscì indenne, rimanendo in piedi fino alla fine.

L’Abbazia che appare oggi agli occhi di turisti, pellegrini e visitatori è stata riedificata nel corso di un decennio, recuperando tra l’altro una parte dei materiali dalle macerie, rispecchia quello che era l’antico impianto seicentesco.

L’Abbazia dispone oggi anche di un Museo, sorto nel 1980 in occasione delle celebrazioni per il quindicesimo centenario della nascita di San Benedetto e che custodisce tra l’altro una splendida Natività del Botticelli, di una Biblioteca, annoverata tra le 11 biblioteche pubbliche statali dei monumenti Nazionali, le cui origini si fanno risalire alla prima metà del VI secolo, ovvero in concomitanza con l’arrivo del Santo di Norcia a Montecassino, e di una foresteria.

Per tutto il medioevo, l'Abbazia di Montecassino fu un fervente centro di cultura grazie alla sapiente maestria dei suoi abati, alle ricche biblioteche, ai suoi archivi, alle scuole miniaturistiche. Tutto questo nel corso dei secoli hanno permesso che molte opere antiche di pregio e dal grande valore storico venissero create e conservate. La maggior parte delle decorazioni erano costituite da pitture, oggi in maggior parte perdute e delle cui conosciamo soltanto alcuni soggetti, come le Storie dell'Antico e Nuovo Testamento nell'atrio.

Il Chiostro d'ingresso è stato realizzato dove sorgeva un tempio consacrato ad Apollo. S. Benedetto lo riadattò a oratorio dedicandolo a S. Martino. Bellissima è la grande statua bronzea del 1952 di Attilio Selva rappresentante la morte di San Benedetto e donata all'abbazia dal Cancelliere Tedesco Adenauer.

Seguendo il porticato si passerà davanti al mosaico del Cristo tra la Madonna e San Martino disegnato da Frate Vignarelli. Usciti dal Chiostro di ingresso si entra nel Chiostro del Bramante chiamato così proprio perché la struttura originale fu ideata e disegnata dal Bramante nel 1595.

Il chiostro è ampio e misura 30 metri di larghezza e 40 metri di lunghezza inclusa la gradinata. È possibile osservare, nel chiostro, due statue che raffigurano rispettivamente San Benedetto e Santa Scolastica. Il loggiato che si affaccia sulla Valle del Liri è stato nominato poeticamente Loggia del Paradiso. Da qui volgendo, lo sguardo verso destra si vede il Cimitero di Guerra Polacco. Il disegno originale risalente al 1513 è attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane. Giungendo al Chiostro dei Benefattori si osservano porticati risalenti al 1666 in cui sono disposte 24 grandi statue di Papi, Santi o Re che nel corso dei secoli hanno donato maggior splendore alla già bellissima Abbazia di Montecassino.

Dopo il disastroso bombardamento tutta la struttura abbaziale venne ricostruita con un lungo ed accurato lavoro di restauro ed è considerata un vero simbolo della ricostruzione del dopoguerra Italiano. Con meticolosa cura vennero riutilizzati in parte i materiali che fu possibile recuperare dai marmi dei pavimenti e le intarsiature dei decori alle pareti. Molti degli affreschi e altre opere d’arte contenute nell’abbazia furono perdute per sempre ma nonostante tutto qualcosa si salvò, oltre alla miracolosa statua di San Benedetto, come ad esempio, il bellissimo coro posto dietro l’altare maggiore insieme al maestoso organo a canne.


La Basilica

La Basilica (o Cattedrale di Santa Maria Assunta e San Benedetto), ricostruita interamente nel dopoguerra secondo le linee architettoniche e decorative sei-settecentesche, fu consacrata nel 1964 da Papa Paolo VI. L’interno
presenta una pianta a croce latina e c’è un trionfo di oro, marmo, riccioli ed evolute. Presenta tre navate, due più strette e quella centrale più alta e larga. La navata centrale è arricchita da quattro cappelle laterali finemente decorate. Sugli altari si trovano tele di scuola napoletana del XVII e XVIII secolo. Purtroppo nel 1944 i bombardamenti hanno distrutto gli affreschi sul soffitto eseguiti dall’artista Luca Giordano, ma è possibile ancora vedere il Coro dietro l’altare maggiore e l’organo a canne Mascioni opus 693 della costruzione originale.
La volta che sovrasta il Coro ligneo è stata dipinta da Stefanelli nel 1984con affreschi che raffigurano San Benedetto, San Paolo e San Giovanni Battista. Sono conservati nella Cattedrale anche alcuni affreschi di Pietro Annigoni: La Visione di San Benedetto, la Morte di Santa Scolastica e la Morte di San Benedetto. Presso l’altare maggiore sono conservate le spoglie di San Benedetto e Santa Scolastica, in una tomba circondata da preziose decorazioni. Su una lastra di marmo nero che funge da lapide, la scritta «San Benedetto e Santa Scolastica così come non furono separati nello spirito durante la loro vita, allo stesso modo i loro corpi non furono separati nella morte».


La Cripta e la Chiesa Primitiva di San Martino

La Cripta, completamente decorata a mosaico, fu realizzata nel 1544 scavando nella viva roccia della montagna. I mosaici – realizzati nei primi del ‘900 da frati benedettini provenienti dalla città tedesca di Beuron – e le sculture hanno preso il posto di vecchi affreschi cinquecenteschi. Lungo le scalinate ci sono dei bassorilievi su pietra locale. I colori predominanti sono l’oro, il blu, il bianco e il rosso.

Nella Cripta si trovano la Cappella di San Mauro, discepolo prediletto di S. Benedetto, e la Cappella dedicata a San Placido, anch’egli discepolo di Benedetto. La Chiesa Primitiva di San Martino è la chiesa dove San Benedetto distrusse gli idoli pagani convertendo il Tempio di Giove in una chiesa dedicata a San Martino di Tours. La costruzione era piuttosto piccola, circa 7×7 metri e riusciva a contenere appena 30 monaci.


L’Archivio, la Biblioteca di Montecassino e l’Erboristeria

Nell’Archivio sono conservati importantissimi documenti relativi alla vita del monastero e anche il famoso “Placito cassinese” dell’anno 960, il primo documento che racchiude scritte del volgare italiano. Anche nella Biblioteca sono custodite opere rare ed antiche tra cui 40.000 pergamene, codici, manoscritti, il lezionario del 1068, libri di preghiera, gli incunaboli del ‘400, le cinquecentine e numerose rilegature e rarità bibliografiche, libri corali, disegni e stampe del ‘700 ed ‘800. La Biblioteca dell’Abbazia di Montecassino è stata dichiarata monumento nazionale.

Nell’Abbazia di Montecassino c’è anche un’erboristeria dove poter acquistare prodotti e cosmetici realizzati seguendo antiche ricette benedettine.


Il Museo di Montecassino

Uscendo dalla Basilica si trova il Museo, con il suo particolare ingresso con colonne con capitelli medievali del sec. VIII e IX. Costruito nel 1980, il Museo è diviso in due piani e conserva le testimonianze delle vicende che hanno visto protagonista l’Abbazia di Montecassino. Sono conservati all’interno reperti che vanno dal VI secolo a. C. fino ai nostri giorni. Inoltre, è possibile vedere anche i frammenti della vecchia Abbazia distrutta nei secoli. Tra le opere che è possibile ammirare, anche la tavola di Sandro Botticelli raffigurante la Natività, esposta nella Sala della Natività, nella sezione dedicata ai dipinti, argenti e paramenti sacri. All’interno del Museo c’è anche una Cappella risalente al 1492, dedicata a Sant’Anna, dove si possono ammirare affreschi e un coro a tarsie lignee del XVII secolo.


Il cimitero militare polacco

Nei dintorni dell’Abbazia, è possibile anche far visita al cimitero dovesono sepolti i corpi dei 1501 soldati polacchi che persero la vita nei giorni che precedettero la liberazione di Montecassino, avvenuta nel maggio del 1944. Il cimitero si raggiunge scendendo per qualche centinaio di metri la strada che giunge al centro di Cassino.