Chiesa rupestre di Sant'Angelo in Asprano
L’’eremo di Sant’Angelo in Asprano, conosciuto anche come chiesetta rupestre di San Michele, si trova riparato sotto la rupe della montagna dominata dagli imponenti ruderi del castello dei Conti d’Aquino.
Di questa chiesetta-romitorio abbiamo notizie scarse e frammentarie, ma sicure. Così si legge, il 14 giugno 991, nel "Chronicon Casinense" di Leone Ostiense: “Id ipsum fecit et Grimoaldus judex aquinensis de ecclesia Sancti Angeli in monte, qui vocatur Aspranus, cum terris non paucis et ceteris perntinentiis suis”
Il piccolo edificio religioso è costituito da un ampio incavo sotto la parete rocciosa che funge da copertura per un ambiente probabilmente adibito all’originario romitorio di una comunità di monaci benedettini oppure meta di periodici pellegrinaggi, e da una chiesetta con piccola abside.
Quest’ultima è preziosamente arricchita da affreschi di scuola bizantina e benedettina dell’XI-XII secolo, recentemente restaurati.
Nella nicchia frontale dell’abside vi è una mandorla ove è affigurato Cristo Pantocrator seduto con la mano destra benedicente, mentre con la sinistra regge un libro aperto. Il Cristo è seduto su di un trono formato soltanto da un asse o meglio un’iride semicircolare della stessa larghezza del bordo della mandorla; ai lati di quest'ultima vi sono quattro Angeli con le ali spiegate.
Sotto e al centro vi è la Madonna con le braccia alzate, le palme rivolte verso chi guarda, in atteggiamento orante. Sulla destra di chi guarda si snoda una teoria di sei apostoli di cui il primo ha il braccio destro alzato e l’indice teso ad indicare il Cristo; mentre l'ultimo ha la mano alzata in segno di adorazione.
Alla sinistra altri Apostoli probabilmente cinque di cui si notano soltanto le parti inferiori dei vestiti mentre la parte superiore è irriconoscibile. Il Cristo della mandorla rappresenta certamente il Salvatore che ascende al cielo. Sotto l'intonaco di questo affresco pare ve ne sia un altro di epoca anteriore, di argomento religioso.
In un'altra nicchia sono affiorati i resti di una Crocefissione piuttosto insolita di incerta datazione (forse IX secolo), con il longino dagli occhi incavati nella roccia, con una fune al posto della lancia e con le "cioce" ai piedi. Altra particolarità, il Cristo crocifisso è vestito di tunica.
Questo affresco è stato di recente trasportato nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Caprile per preservarlo da ulteriori danni dell'umidità.
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